Salario minimo e costo dell'energia influenzano le differenze nei tassi di inflazione
I sei Paesi (Austria, Cipro, Danimarca, Finlandia, Italia e Svezia) che non propongono il salario minimo (che permette ai lavoratori pagati meno di affrontare comunque l’aumento dei prezzi) hanno dei tassi di inflazione prossimi alla media dell’UE (tra l’8,3% e il 10,6%). In questo gruppo spicca Cipro, per via delle difficoltà riscontrate dagli abitanti dello Stato nello scaldare le proprie abitazioni. Questo Paese del sud-est europeo, in maniera del tutto contointuitiva, è infatti quello in cui il dato è stato il più alto nel 2021.
A parte l’Ungheria, dove la regolamentazione statale sui prezzi dell’energia fa sì che l’inflazione per il momento sia principalmente dovuta all’aumento estivo dei prezzi di alimentazione, l’energia è il principale carburante della fiammata dei prezzi nel resto dell’Unione europea.
La situazione rischia di cambiare ancora in ogni Stato membro nel corso dell’autunno e dell’inverno con l’attuazione progressiva delle misure di aiuto specifiche di ogni Paese e per via della domanda di riscaldamento. E questo, senza troppe sorprese, mentre l’inflazione continua a crescere nella zona euro, stando alle prime stime basate sul passaggio dall’8,9% di luglio al 9,1% di agosto. Paolo Gentiloni, commissario europeo per gli affari economici e monetari, ha spiegato a Euronews che, allo stato attuale delle cose, ciò che viene richiesto nello specifico agli Stati membri è che “la [loro] reazione sia, nella misura del possibile, temporanea e mirata, ossia che sia destinata a quelle famiglie che hanno più difficoltà a pagare la benzina e le bollette di riscaldamento ed elettricità. Vale a dire le famiglie che percepiscono i redditi più bassi”.