L’inverno 2023 potrebbe essere peggiore di quello 2022?

Maxime Canac

Data dell'ultima modifica: 03/10/2022

La crisi energetica attuale si sta rivelando una vera e propria sfida per l'Europa: ogni Paese dovrà rivedere la propria politica di esportazione, firmare nuove alleanze o cedere al nucleare. Che cosa ci aspetta questo inverno? E nel 2023?

La prossima crisi energetica europea

La provincia olandese di Groninga si trova sul più grande giacimento di gas d’Europa. Decenni di estrazioni hanno causato piccoli terremoti che hanno reso instabili migliaia di case, portando il governo a ridurre al minimo i flussi di gas e a promettere di chiudere il giacimento entro il 2024.

Oggi i prezzi del gas sono talmente alti che, se concedesse un pompaggio regolare, il governo olandese potrebbe rendere milionario ciascun proprietario di queste case traballanti. Ma è politicamente impossibile. Anche nel bel mezzo di una crisi energetica, che potrebbe inasprirsi nel 2023, il sostegno all’aumento della produzione energetica vacilla.

La maggior parte di imprese e famiglie si sta comprensibilmente concentrando su un modo per rimanere al caldo (e solvibile) questo inverno, non il prossimo. I politici si affannano per aiutare con miliardi di euro. All’inizio di settembre, la coalizione di governo tedesca ha approvato un nuovo pacchetto di misure da 65 miliardi di euro e poi aggiunto 200 miliardi alla fine del mese. Il nuovo governo italiano sarà immediatamente messo alla prova per aumentare i pacchetti di aiuti al Paese, che già valgono il 3% del PIL.

Ma ora arrivano le brutte notizie

La crisi in Europa non finirà con l’arrivo della primavera. La banca Goldman Sachs ha recentemente pubblicato una proiezione dei prezzi del gas per l’estate prossima, a circa 235 €/MWH, più alti di quelli attuali (il prezzo pre-pandemia si attestava intorno a 20 €).

Se l’inverno sarà molto freddo, gli impianti di stoccaggio di gas in Europa potrebbero ritrovarsi potenzialmente vuoti entro marzo. Nel 2022, il gas russo ha contribuito a riempirli, fino a che, in risposta alle sanzioni ricevute, la Russia ha bloccato le forniture in estate. Se queste non riprenderanno nel 2023, il gas per rifornire le scorte europee dovrà provenire da altre fonti. Ma gli analisti dicono che prima del 2024 la fornitura aggiuntiva sui mercati globali sarà scarsa. Il sabotaggio dei gasdotti sottomarini, probabilmente per mano della Russia, è alimenta il timore di una limitazione alle forniture il prossimo anno, così come le chiusure per manutenzione degli impianti in Norvegia.

Secondo gli esperti, solo il giacimento olandese di Groninga potrebbe potenzialmente salvare le sorti dell’Europa. Ha pompato 42 miliardi di metri cubi nel 2014 e potrebbe ancora produrne 20-25 miliardi, circa il 5% del fabbisogno europeo di gas. Ma la politica è complessa. Il governo ha tardato a rinforzare le case e a compensare i proprietari. E ora, la loro sicurezza viene messa al primo posto.

Migliorie nella gestione delle importazioni?

È appena entrato in funzione un terminale galleggiante per il GNL (gas naturale liquefatto) a Eemshaven, sulla costa olandese, e la Germania è pronta ad aggiungerne altri due quest'anno. Il tanto atteso gasdotto che unisce Norvegia e Polonia via la Danimarca entrerà in funzione a ottobre, pompando fino a 10 miliardi di metri cubi all’anno. Anche un nuovo gasdotto di circa la metà della capacità inizierà a pompare dalla Polonia alla Slovacchia, e l’interconnettore franco-tedesco verrà presto riadattato per permettere ai flussi di dirigersi a est.

Ma la concorrenza fra i Paesi europei per queste forniture sarà feroce. La Polonia si sarebbe assicurata le forniture solo per questa stagione. La Germania fatica a firmare i cosiddetti accordi di solidarietà con alcuni dei suoi vicini per assicurarsi forniture in caso di scarsità questo inverno. Nel frattempo, Berlino non vuole firmare contratti di GNL a lungo termine per avere forniture dall’estero, e sembra invece confidare nel suo potere di spesa per reindirizzare le spedizioni di GNL verso le sue coste, a danno dei Paesi più poveri. La piattaforma dell'UE per facilitare gli acquisti congiunti di gas per aiutare questi Paesi ad assicurarsi prezzi migliori non è ancora stata attivata.

I prezzi elevati del gas sono anche una delle ragioni principali per cui l'elettricità in Europa continuerà a essere costosa. Il ritorno a pieno regime dell'energia nucleare francese è fondamentale, in quanto la Francia è tipicamente un esportatore di elettricità, ma secondo le attuali proiezioni governative ci vorrà del tempo. La Germania sta pianificando con riluttanza di estendere la vita di due delle sue tre centrali nucleari rimanenti, e solo fino a metà aprile, nonostante le sue stesse analisi dimostrino che questa mossa farebbe risparmiare un po’ di gas. La Polonia ha già limitato le esportazioni di elettricità verso la Germania. Il governo svedese è sotto pressione per fare lo stesso.

Più la crisi si trascina, più difficili diventeranno i conflitti politici all'interno e tra i Paesi. Tutti, dai proprietari di case a Groninga, agli oppositori del nucleare in Germania e ai politici di tutta Europa che proteggono i consumatori dai prezzi elevati, hanno le loro ragioni per battersi. Ma il risultato collettivo sarà un'offerta energetica limitata, un eccesso di domanda e prezzi elevati per tutti nel 2023. 

Traduzione dall'inglese e adattamento dell’articolo "Europe’s next energy crunch" pubblicato sulla testata The Economist.

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